martedì 30 novembre 2010

L'ultimo STOP di Mario Monicelli, Regista della propria Vita.

Ecco... ho aspettato un po' per scrivere di questo argomento, perchè non volevo unirmi al coro di "coccodrilli" (*dicesi coccodrillo in ambito televisivo il classico elogio funebre post mortem di un personaggio famoso*) che ci sono stati nel corso delle ultime 24 ore... Volevo fare solo un mio personalissimo saluto alla "Persona" Monicelli, a quello che era, mostrava e sapeva dare al prossimo, a chiunque avesse intorno a se'. Ho avuto il piacere, per non dire l'onore, di averlo come insegnante "temporaneo" - aveva già 80 anni allora - durante un seminario di regia, presso il Centro Sperimentale di Cinecittà. Nel poco tempo che aveva a disposizione è riuscito a darci molto piu' di mesi e mesi di studio... E' arrivato subito al cuore, all'ANIMA di quanto andava detto, per farci veramente comprendere, afferrare il senso di questo lavoro. Pur essendo questo lavoro, quello del Regista, pieno di tanti "Sensi" diversi. E nella vita quotidiana, pur essendo uno dei piu' grandi Registi, Autori, co-Sceneggiatori, Artisti della Storia del Cinema Italiano, non si è mai messo (e scommetto neanche sentito) ad un livello superiore a qualcun'altro, nemmeno con noi studenti.
Eppure, sul lavoro, era una persona serissima e rigorosa, per quanto i suoi film, nella loro originalità, fossero soliti andare fuori da ogni schema (basti pensare all'Armata Brancaleone, i Soliti Ignoti, Amici Miei). Per poter creare qualcosa di così unico, sorprendente ed efficace, per lui era necessario avere sempre tutto sotto controllo, anche il più piccolo dettaglio.
Per questo, credo di poter dire con quasi totale certezza, non poteva tollerare che la sua vita, in questo momento, superati i 90 anni, con un tumore alla prostata in stadio terminale, non fosse più sotto il suo controllo, nemmeno un po'. Ormai non poteva più controllare quando dormire, quando mangiare, quando pensare, quando sognare, quando parlare, quando leggere... La vista, l'udito, gli altri sensi, ogni funzione del proprio corpo non era più funzionante e non piu' gestibile da lui, tutto era fuori dal proprio controllo. La sua vita, non poteva piu' essere quell'opera unica, sorprendente, brillante ed efficace come erano i suoi film. Aveva bisogno di poter almeno CONTROLLARE I TITOLI DI CODA, decidere quando farli apparire. E per lui quella fine sarebbe già dovuta arrivare da un po', che finale puo' essere quello in cui il protagonista è in stand-by, senza poter agire, un elemento inutile, per tutto questo tempo? Non fa bene al ritmo, all'economia del film, alla precisione di un'opera d'Arte.
Molti hanno visto il suo gesto, quello di farla finita con un salto dal quinto piano dell'ospedale, come un gesto di disperazione. Io non lo credo, penso soltanto che abbia voluto ancora, per l'ultima volta, avere il controllo, e fare il Regista, dando un veloce, netto e chiaro "STOOOP"!

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